Produttore: ITEAD Categoria: Micro-computer Tipologia: Single-board ARM 32bit Tecnologie: TCP/IP via Ethernet / ZigBee / Matter Difficoltà d’installazione: Nulla Semplicità d’uso: Medio/alta |
Disponibilità: Amazon – ITEAD |
Revisione recensione: 1.7 |
ELEGANZA & INTELLIGENZA
Non capita tutti i giorni di testare componenti come ITEAD Sonoff iHost, elemento sì facente parte della famiglia “ITEAD Sonoff Smart Home” ma da considerarsi, a tutti gli effetti, un componente a sé.
Si tratta infatti di un elemento concepito espressamente per lavorare in piena autonomia, localmente, come HUB centrale per la propria domotica e non solo: in grado di governare tutte le componenti della famiglia Sonoff, è in grado di spingersi ben più in là proponendosi come centrale per l’esecuzione di molti altri, diversi processi.
Non è quindi solo concepito per controllare componenti Sonoff, ma bensì diventare un HUB proprietario utile all’esecuzione anche di altri importanti componenti per la domotica, come per esempio Home Assistant.
Ma andiamo per gradi.
La carne da mettere al fuoco è molta.
Caratteristiche
Sonoff iHost è a tutti gli effetti un micro-computer single-board basato su system-on-a-module RV1109 o RV1126, entrambi a loro volta basati su architettura ARM7 a 32bit. La prima versione dispone di 2GB di RAM mentre la seconda di 4GB: in tutta la scheda che segue le considerazioni e le rilevazioni che effettueremo faranno riferimento alla seconda versione, quella più potente e, secondo noi, più “sensata”. La prima, RV1109, la riteniamo infatti poco interessante e prestazionale per gli scopi che proponiamo su inDomus, quelli della domotica personale.
Dicevamo di iHost. Il micro-computer si presenta come un simil-parallepipedo in polimero ABS di colore bianco dalle dimensioni di 120x41x135mm e dal peso di 205 grammi. Sul frontale presenta una “lama” luminosa dietro la quale un LED rosso e blu fornisce la condizione di stato (blu per la normale operatività, rossa per gli stati d’allarme); sulla parte superiore presenta quattro pulsanti (accensione/spegnimento, attivazione modalità di pairing ZigBee, muto, pulsante sicurezza) e un forellino dietro il quale si presenta un microfono ambientale, il quale fa il paio con uno speaker posizionato sul fondo dell’unità.
Sul retro, spazio alle connessioni, essenziali ma complete: apre lo scenario un connettore USB-C per l’alimentazione tramite un comune alimentatore esterno USB da 2A (non incluso nella confezione), un’interfaccia Ethernet RJ45 per la connessione cablata, una porta USB 2.0, uno slot per una microSD esterna (max 256GB, non inclusa) e infine un micro-pulsante per il reset dell’unità.
Il consumo a medio carico è di circa 1,5 Watt, davvero pochissimo per un componente di questo tipo, forse senza paragoni; il raffreddamento è passivo, pertanto l’unità è totalmente silenziosa.

All’interno, iHost contiene il SOM (system-on-a-module) RV1109 o RV1126 a seconda della versione nonché le seguenti dotazioni:
- 2GB o 4GB di RAM (in base al SOM);
- un’antenna coordinator ZigBee Silicon Labs EFR32MG21 (la stessa dell’arcinota ZBDongle-E, di ZBBridge-U e di altre);
- un modulo Wi-Fi da 2.4GHz;
- un’antenna Bluetooth LE RTL8723 (può essere anche usato per collegare iHost con uno speaker Bluetooth esterno).
Capito com’è fatto dentro e fuori, capiamo ora a cosa serva – oltre ad essere, indubbiamente, un elegante oggetto di colore bianco.
N.b. Sonoff iHost, di base, presente un’interfaccia in inglese – lingua sostituibile in italiano utilizzando un pacchetto di traduzione scaricabile liberamente dal nostro repository (o da altri). |
Cosa fa e a cosa serve
Sembrerà strano, ma la prima cosa che ci siamo domandati, senza risponderci istintivamente, è stato “sì ok, ma a che serve“? A differenza di qualsiasi altro componente Sonoff, iHost non ha bisogno di particolari procedure di configurazione e installazione: si collega via Ethernet al router di casa, lo si accende… ed è pronto, operativo da subito. In pratica, non ha bisogno di installazione logica.
Dopo pochi istanti l’unità emette infatti un suono per confermare di essere operativa, dopodiché tramite browser (via mobile o computer) ci si collega alla sua interfaccia all’indirizzo http://ihost.local oppure, se mdns non è operativo sulla propria LAN, direttamente all’indirizzo IP assegnatogli dal router via DHCP.
Come spiegato anche sul manuale, una volta collegati apparirà il welcome screen dell’unità:
il quale consentirà di impostare una prima password e poi accedere all’interfaccia vera e propria “di governo” dell’unità.
Inizialmente ci si trova in una specie di landa desolata.
Questa è la prima impressione che si vive accedendo per la prima volta a iHost: il micro-computer è totalmente vuoto di device e configurazioni, pertanto risulta totalmente idle. Pian piano però ci si rende conto di trovarsi di fronte a un sistema molto versatile e interessante.
In primis, iHost incarna in pieno il ruolo di centrale automazione (HUB) per l’ecosistema ITEAD Sonoff. Il suo sistema operativo, basato su Linux e chiamato CUBE, consente di integrare su di sé le diverse componenti della linea prodotti utilizzando Wi-Fi oppure lo standard ZigBee. Sì, perché iHost contiene in sé un’antenna coordinator ZigBee Silicon Labs EFR32MG21 (la stessa dell’arcinota ZBDongle-E e di altre altrettanto apprezzate) che consente, tramite uno strato software presente sul sistema, di gestire una rete di questo tipo. Quanto ai componenti Sonoff connessi via Wi-Fi, iHost è in grado di integrarli localmente (quindi non utilizzando la connessione Internet, a tutto beneficio di prestazioni e sicurezza) attraverso uno scan della rete LAN al quale esso è attestato.
Per farlo utilizza “eWeLink Smart Home“, un componente ad hoc (ufficiale di ITEAD) eseguito… tramite Docker.
E qui si apre un mondo.
Docker!
Trattandosi di un vero e proprio micro-computer, nulla – tecnicamente – vieterebbe di eseguire applicazioni “a container” via Docker e, dato che ITEAD ha fatto le cose con criterio, ha effettivamente messo a disposizione tale engine sul suo sistema.
Direttamente da interfaccia, iHost consente infatti di scaricare direttamente dal catalogo online Docker le applicazioni con compilazione ARMv7, dopodiché consente la configurazione del container (nei dettagli relativi ad eventuali volumi di montare, device hardware – per esempio componenti collegati via USB – la configurazione di rete ed altro) e la loro esecuzione.
Purtroppo – e questa è una nota dolente – l’architettura è a 32bit, quindi non è possibile eseguire applicazioni container sotto Docker che prevedano un supporto 64bit.
N.b. Per l’uso di applicazioni via Docker è necessaria e obbligatoria l’adozione di una microSD (max 256GB) da acquistarsi separatamente e da montarsi tramite lo slot posto posteriormente all’unità iHost. |
Alcune applicazioni vengono già proposte dall’interfaccia iHost: molte sono palesemente orientate all’uso in domotica personale, come Homebridge, Node-RED, Tailscale, MQTT2CUBE-Tasmota (per integrare componenti dotati di firmware Tasmota) e altro.

Tra questi, spunta anche il già citato “eWeLink Smart Home“, utile per non dire necessario all’integrazione di componenti Sonoff Wi-Fi su iHost (come sopra spiegato).
Gli aspetti importanti sono due:
- la possibilità di integrare su iHost componenti di altri brand (man mano che escono, laddove non già presenti, app per Docker concepite allo scopo);
- la possibilità di eseguire applicazioni di altro tipo – per domotica e non.
Per chi frequenta questi concetti da tempo avrà già fatto 2+2.
Ebbene sì, iHost è adatto a eseguire:
- Home Assistant (vedi guide);
- ZWave JS;
- ZigBee2MQTT;
- Eclipse Mosquitto MQTT Broker (vedi guida)
e molto altro.
iHost non è dunque solo un HUB proprietario: è un vero e proprio ambiente adatto a ospitare un HUB personale come Home Assistant, oltre a esserlo esso stesso sfruttando le app Docker di integrazione di cui sopra. Inoltre, dalla versione 2.5.1 del firmware iHost, è possibile eseguire Home Assistant OS in modo diretto ed esclusivo.
N.b. La presenza di microfono e speaker ci solletica l’idea di poterlo usare come Smart Speaker “locale” usando Home Assitant “Assist“. Cosa tutta da sperimentare – e che sperimenteremo. |
(ZigBee?)
Una parentesi va fatta su ZigBee. Dato che iHost come detto contiene in sé un BRIDGE/Gateway ZigBee per la gestione di reti di questo tipo, teoricamente dovrebbe “bastare quello”. Ma se per esempio adottassi anche Home Assistant? Ad oggi potrei integrare ad esso le componenti ZigBee collegate a iHost solo via Matter (vedi guida). Si potrebbe anche pensare di usare, al posto del BRIDGE/Gateway di iHost, il sopracitato ZigBee2MQTT (eseguito via Docker) oppure ZHA (già incluso “dentro” Home Assistant), in modo che – tramite antenna esterna collegata via USB oppure remotamente, via rete, come per esempio usando ZBBridge Pro riprogrammato Tasmota – possa controllare tutto da lì.
Peccato però – al momento, e se le cose cambieranno aggiorneremo la presente scheda – non poter eseguire ZigBee2MQTT o ZHA utilizzando, come antenna coordinator, quella che de facto è presente all’interno di iHost, la stessa che monta per esempio l’antenna USB ZBDongle-E.
Non sarebbe male se, in futuro, gli aggioramenti firmware di iHost prevedano, appunto, la possibilità di utilizzare liberamente l’antenna coordinator ZigBee presente sul device con applicazioni instanziate via Docker.
Funzioni proprie
Al di là della grande versatilità offerta dalla presenza dell’engine Docker e dalle funzioni ancillari che ne derivano, Sonoff iHost nasce come un HUB concepito per gestire le componenti della linea Sonoff oltre a una serie di altri componenti (ZigBee) di altre marche in continuo ampiamento, come per esempio gli apprezzati componenti Aqara, TuYa, Philips e molti altri. Questa funzionalità,chiamata Zigbee2CUBE, è stata introdotta di recente da ITEAD con un aggiornamento firmware di iHost. Fa un po’ quello che fanno i sopracitati ZigBee2MQTT e ZHA, ma in modo “proprietario”.
iHost può essere usato anche come sorta di “sistema d’allarme”: esistono tre modalità (“In casa”, “Fuori casa”, “Notturno”) che consentono, tramite il motore di automazione dell’HUB (chiamato “Scene“), di essere sfruttate in concerto con i vari sensori e i vari attuatori che vengono integrati ad esso. Per esempio è possibile integrare uno dei vari sensori di sicurezza di Sonoff (o altri, inclusi nell’elenco di Zigbee2CUBE spiegato poco sopra) affinché possano essere gestiti per innescare per esempio uno stato di allarme e alto (per esempio sarebbe possibile innescare un attuatore Sonoff qualsiasi a una sirena esterna, o altro).
Interessante la possibilità di esportare verso Apple HomeKit (e quindi verso Siri, verso iPhone, verso Mac e iPad) i componenti i integrati a bordo di iHost: basta installare Homebridge tramite Docker e il gioco è fatto (vedi guida ufficiale).
Con l’interessante funzione “iHost Cast“, poi, è possibile definire delle vere e proprie dashboard grafiche (in modo davvero rapido e intuitivo) utili per eventuali pannelli murali (tablet, per esempio) i quali, semplicemente aprendo un indirizzo URL che iHost mette a disposizione dopo aver realizzato la dashboard, viene visualizzata sul pannello. Le dashboard possono contenere dati relativi a sensori e attuatori integrati su iHost, oltre ad altre informazioni custom.

Va segnalato anche come, tra gli oggetti integrabili, iHost preveda anche la gestione (intesa come semplice visualizzazione su dashboard) di IP cam di diversa natura: è in grado di integrare automaticamente telecamere che supportino standard ONVIF, oppure RTSP e ESP32.
Infine, è importante segnalare la disponibilità di un set API che rende l’oggetto molto “open”: iHost offre una serie di documenti aperti per sviluppare propri componenti aggiuntivi @Docker e/o integrare iHost (e quindi i componenti ad esso connessi) su ambienti di terze parti. Comunque sia, iHost dispone anche di piena compatibilità Matter (over Wi-Fi), quindi può essere integrato in questo modo con altri ambienti che supportino tale sovra-standard (per esempio, Home Assistant installato su altro ambiente).
Esperienza d’uso
Onestamente Sonoff iHost è un componente che non ci aspettavamo. Lo immaginavamo molto diverso sino dalla data di lancio, ma trovarselo tra le mani è stato tutto un altro paio di maniche. Capiamoci: non è il razzo vettore che ci porterà su marte (non parliamo tanto di prestazioni quando di complessità), ma si tratta di un dispositivo interessante.
La cosa che più ci piace sta nella sua doppia anima. Di base concepito per gestire un ecosistema basato al 100% su Sonoff, è assolutamente aperto anche ad altre scelte, il che consente all’utente di “cambiare idea” nel tempo: magari partendo da componenti solo Sonoff (o comunque i molti inclusi nella lista di compatibilità), è possibile nel tempo arricchirlo di nuove funzionalità, implementandole tramite l’ottimo Docker, rendendolo sempre più centrale per la gestione della propria casa intelligente.
È proprio la presenza di Docker a rendere davvero interessante Sonoff iHost. Senza, sarebbe comunque un componente limitato alle scelte del produttore ITEAD, mentre così facendo quest’ultimo ha confermato la volontà di lasciare il consumatore libero dagli odiosi lock-in introdotti da molti altri con le proprie linee prodotto.

In termini di pura esperienza utente, l’interfaccia semplifica enormemente la gestione dell’HUB: la stessa implementazione delle applicazioni a container su Docker è un gioco da ragazzi; è infatti sufficiente ricercare l’app necessaria, installarla, dopodiché eseguirla fornendo poche, essenziali informazioni, e il gioco è fatto.
Il cuore del sistema, il SOM RV1126 (sui quali abbiamo effettuato i test e che consigliamo in luogo del più scarso 1109) non presenta di certo moltissimi cavalli, ma si difende comunque bene: uno stack composto da Home Assistant Core, ZigBee2MQTT, ZWave JS (per questi due abbiamo collegato due coordinator via USB tramite un piccolo HUB passivo), Mosquitto e una semplice app per gestire visualmente i file su filesystem non solo viene eseguito con prestazioni più che dignitose con un’allocazione media del 10% di RAM e il 3-4% di CPU.

Critiche
Sonoff iHost ci è piaciuto molto, ma non è esente da difetti. In primis, come detto, l’impossibilità (per ora, almeno) di ingaggiare l’antenna coordinator ZigBee (ottima, per altro, teoricamente utilizzabile anche con Thread e quindi, volendo con Matter over-Thread) in modo del tutto autonomo con processi esterni. Inoltre, il BRIDGE/Gateway ZigBee presente a bordo (valido in termini di ampiezza di device conosciuti e integrabili) non è molto configurabile: banalmente, non è neppure possibile scegliere il canale radio da utilizzarsi. Tutta questa situazione non è detto, però, che rimanga tale in futuro: c’è molto spazio di crescita e miglioramento anche solo con semplici aggornamenti firmware che ITEAD potrà fornire in futuro.
Una sola USB 2.0? Davvero poco. Il problema si può facilmente aggirare con un HUB passivo, però accidenti, una porta in più (magari 3.0) male non avrebbe fatto, specie per collegarci dischi esterni con ben altre prestazioni della microSD facilmente installabile su iHost.
Valutazione
Qualità costruttiva | |
Architettura hardware | |
Espandibilità | |
Prestazioni e consumi (uso domotica) | |
Rapporto qualità/prezzo | |
Media
|
N.b. La valutazione è oggetto di revisione nel tempo in funzione di novità e aggiornamenti. |
![]() Sonoff iHost vince la sua scommessa verso chi sia interessato ad entrare nel mondo della domotica personale in modo intuitivo e semplice, ma non per questo, nel tempo, non strutturato e più evouto. Merita, eventualmente, la chance che molti principianti forse gli daranno. |
Disponibilità: Amazon – ITEAD |
Altri componenti di questo tipo:
Questa pagina è redatta, manutenuta e aggiornata dallo staff di inDomus, un gruppo di persone molto diverse tra loro che trovi, per domande e supporto, sul forum e sulla chat del sito. Alcuni link sono taggati in qualità di affiliati Amazon e riceviamo un compenso dagli acquisti idonei, utile al sostenimento del sito, ma le nostre recensioni sono tutte indipendenti e non sponsorizzate. Se ti sei perso, a tua disposizione c'è la mappa. |