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HUB personali

Percorso di formazione sulla domotica personale – CAPITOLO 8
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CAPITOLO 7 – Strumenti di gestione finale
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CAPITOLO 9 – Come scegliere un HUB personale

Eccola qui, quella che forse è la pagina più importante di tutta inDomus.

Gli HUB personali, dunque, ovvero la chiave di volta in una domotica personale di reale valore, strutturata, flessibile, che vale e tutela il proprio investimento realizzato, elemento dopo elemento, nel tempo.

Se si son lette le pagine precedenti dedicate alle nozioni di base è quindi giunto il momento di fare luce sulla realtà che motiva l’esistenza di questo sito e i suoi scopi divulgativi e didattici: l’esistenza di sistemi software adottabili in proprio, per lo più gratuitamente, che fungano da proprie “centrali di automazione“: da qui in poi li chiameremo

HUB personali“.

Da qualche anno la vivace comunità Open Source internazionale ha dato vita a diversi progetti, tutti di grande valore, tali da permettere a chiunque di dotarsi di uno o più HUB personali per la propria smart home. Parallelamente, alcuni produttori hanno definito delle soluzioni hardware (a pagamento) con il medesimo scopo.

Quello di un HUB personale è di integrare, armonizzandoli in un unico ambiente e sotto un’unica interfaccia, dispositivi molto diversi tra loro, sopratutto se realizzati da produttori diversi. Un unico ponte di comando per tutta la nostra domotica. Questo concetto si chiama “integrazione”, è ed fondamentale.

Il problema, come spiegato precedentemente, è che l’adozione di componenti domotiche diverse, di produttori diversi, con certificazioni di compatibilità diverse (quali Apple HomeKit, Google Home, Amazon Alexa ecc.) creano un ambiente domotico tutt’altro che integrato e armonico: la lampada della camera la controllo con la tale app, il condizionatore della sala con un’altra che però magari non funziona con lo smartphone di mia moglie, l’irrigatore che controllo vocalmente con Amazon Alexa ma non con Siri, e via così.

Un incubo.
La tecnologia deve semplificare la vita, non complicarla.

Gli HUB personali indirizzano e risolvono questo problema specifico. Concepiti per lo più in logica modulare, gli HUB personali sono soluzioni che possono essere arricchite con componenti aggiuntive – tipicamente gratuite – le quali permettono ad accessori, sensori, dispositivi, componenti di diversa natura di interagire tra loro, indipendentemente dal produttore e dalle tecnologie, rendendoli così gestibili tramite un unico ambiente operativo, consultabile tipicamente via web e/o tramite gli strumenti di gestione finale descritti nel capitolo precedente, ovvero smartphone, tablet, smart speaker eccetera).

Inoltre – cosa affatto secondaria – l’adozione di questi HUB permette, in molti casi, di rendere domotico qualcosa che, di suo, non lo sarebbe, senza renderne necessaria la sostituzione con un componente “intelligente”. Ma a questo arriveremo per gradi.


L’enorme valore nell’introduzione di un HUB personale nella propria smart home quindi sta:

  • nel dotarsi di un unico ambiente armonico presso il quale controllare qualsiasi componente presente in domotica – anche di differenti produttori e differenti tecnologie di base;
  • nell’automatizzare il funzionamento della domotica, facendo interagire dispositivi diversi che di base non potrebbero farlo;
  • garantire la propria privacy;
  • nel controllare remotamente la domotica utilizzando un unico “ponte di comando”;
  • riuscire – spesse volte – a rendere domotico ciò che non lo sarebbe.

Mondo Apple

(da leggere a prescindere ANCHE SE NON SI È UTENTI APPLE – un motivo c’è)

Partiamo dall’analisi (e dalle opportunità) rispetto a chi possieda almeno un dispositivo Apple iOS (iPhone/iPad) e comunque solo dispositivi Apple.

HOMEBRIDGE

Homebridge LogoApple, come spiegato nel capitolo precedente, si è dotata di quello che è – attualmente – un validissimo ambiente di gestione domotica, ovvero Apple HomeKit, il quale di fatto agisce come un HUB. Non si tratta né di tifoseria né di particolare amore verso il brand della mela morsicata: è un semplice dato di fatto. Apple è obiettivamente l’unico big player ad essersi, sin qui, sforzato in tal senso (anche se ultimamente marca male).

Apple HomeKit infatti espone un set di accessori attualmente ineguagliato dagli altri player sia in termini di funzionalità sia in termini di completezza e facilità d’uso. Inoltre, la centralità dell’applicazione “Casa” (o “Home”) permette agli utenti di gestire e automatizzare tutti i dispositivi compatibili Apple HomeKit da un singolo ambiente. Tale applicazione è a tutti gli effetti una centrale di automazione, un vero e proprio HUB.

Il problema sta però nella presenza o meno della certificazione HomeKit nel vari componenti domotici presenti sul mercato.

I dispositivi compatibili con questo standard sono ancora relativamente pochi e, sopratutto, molti potrebbero già possedere sensori, attuatori e dispositivi domotici NON compatibili HomeKit – specie se economici – ma perfettamente funzionanti e adeguati al loro scopo specifico, almeno se pilotati dalle loro applicazioni.

Per coloro che si incaponissero a voler utilizzare necessariamente e solo Apple HomeKit (credeteci: è un errore), la risposta al problema può essere Homebridge. Questo progetto Open Source dello sviluppatore Nick Farina permette di creare un HUB personale compatibile HomeKit il quale, opportunamente configurato (tramite i moltissimi plugin aggiuntivi disponibili), ci permette di integrare svariati componenti domotici disponibili sul mercato NON nativamente compatibili HomeKit, rendendoli tali.

Risultato: ho un iPhone/iPad/Mac, mi doto di Homebridge, lo configuro e così controllo (e sopratutto automatizzo) tutta la mia domotica personale attraverso una singola, semplicissima applicazione, ovvero “Casa” di Apple iOS.

N.b. In realtà abbiamo sin qui detto che i gli HUB personali sono centrali automazione, ovvero dove risiede la logica di gestione e di automazione (nonché di controllo): ecco perché in realtà riferirsi a HOMEBRIDGE come HUB personale è improprio. Homebridge è infatti più un BRIDGE/Gateway che una centrale automazione (lo si intuisce anche dal suo nome): la logica, l’automazione, il controllo remoto vivono infatti dentro l’app “Casa” presente su ogni Apple iPhone e iPad. HOMEBRIDGE permette di veicolare verso quest’ultima componenti non nativamente supportati da “Casa” in quanto non certificati HomeKit. Fa molto di più, in realtà: permette, tramite alcuni elementi aggiuntivi, di domotizzare componenti non domotiche e renderle indirettamente compatibili con HomeKit.

Ciò detto, per semplicità considereremo concettualmente HOMEBRIDGE come fosse un HUB personale.

Purtroppo, però, come vedremo nella prossima ed ultima scheda di questo percorso, l’adozione di Homebridge non è più tutta rose e fiori come agli inizi di questo progetto.

Mondo non-Apple (o misto)

Qualora si posseggano strumenti di gestione finale di diverso tipo (Computer, oppure Tablet e Smartphone Android), le soluzioni sono le più disparate, ma noi ne citeremo qualcuna:

  • Home Assistant
  • openHAB
  • Domoticz
  • IoT WebThings

e altri.

Queste soluzioni software gratuite si equivalgono nelle funzionalità: sono tutte soluzioni Open Source concepite modularmente (possono infatti essere arricchiti con componenti/plugin aggiuntivi per gli stessi scopi descritti sopra) oltre ad essere vere e proprie “centrali di automazione”, perché permettono di configurare, appunto, gli automatismi domotici che, nel caso dell’uso di HomeKit/Homebridge, sono decentrati sull’applicazione “Casa” di Apple.

Sono quindi veri e proprio HUB personali.

Più o meno tutti dispongono di un’interfaccia web e di applicazioni dedicate (sia Android che iOS) per il controllo locale e/o remoto della domotica. Infine, possono essere controllati tramite i maggiori Smart Speaker e sono adatti anche a utenti Apple, in quanto è possibile, volendo, esporre tutte le componenti integrate ad essi verso Apple HomeKit, consentendo all’utente, volendo, di controllarli da lì.

Li elenchiamo partendo dal più importante, robusto e versatile: Home Assistant.

Home Assistant

Home Assistant iconHome Assistant è il più noto e il più apprezzato tra gli HUB personali gratuiti. Tale software porta in dote un gran numero di componenti aggiuntivi (la spaventosa lista completa di quelli ufficiali è disponibile qui). Di semplice adozione e dalla curva di apprendimento ripida è la soluzione assolutamente stra-consigliata. Si tratta di uno strumento validissimo che vale la pena di prendere in considerazione per la propria domotica. Ha un ritmo di evoluzione frenetico, una robustezza e una versatilità uniche, il che lo posiziona al vertice delle preferenze di inDomus.

HOMEY PRO

Homey Logo AlphaHomey è una soluzione hardware/software “chiavi in mano” dell’olandese Athom la quale consente di ottenere i classici risultati attesi da un HUB personale, ma senza le difficoltà di implementative (limitate, ma esistenti) di Home Assistant o degli altri HUB personali software a seguire. Si tratta di un componente che semplicemente “si accende” e poi si configura via app, offrendo poi tutte le funzionalità attese.

openHAB

openHAB Logo openHAB è un altro strumento similare a Home Assistant. Anch’esso dispone di un ampissimo basket di componenti/plugin disponibili per ampliarne le possibilità (vedi elenco), ma risulta essere più complesso da configurare rispetto a Home Assistant, al quale si equivale in termini di funzionalità.

Domoticz

Domoticz LogoDomoticz è una soluzione analoga alle prime due, ma complice il minor interesse della comunità Open Source è meno supportato e dispone di un numero inferiore di componenti aggiuntive utili alla sua espansione. Resta una buona soluzione alternativa alle due precedenti, anche se da tempo ha di molto rallentato il suo ritmo di evoluzione.

IOT WEBTHINGS

Mozilla IoT - LogoUltimo nato tra quelli citati in questo elenco, IoT WebThings è una soluzione simile ma basata su un concetto lievemente diverso: partendo dal presupposto che ogni componente possa essere integrato in modo da concepirlo come fosse un indirizzo Internet, questo HUB consente non solo di gestire la domotica personale, ma anche  il mondo ben più ambio dell’IoT inteso com Industry 4.0, Smart Farms e molto altro.

Si tratta sicuramente di una soluzione molto più giovane e acerba rispetto a quelle precedentemente elencate, ma ha certamente un valido concept di design alla base il quale lo porterà, crediamo, ad evolvere piuttosto velocemente.

Come “farsi” un HUB personale

Un computer, serve un computer.

Per dotarsi di uno o più HUB personali (di solito se ne installa uno, ma nessuno vieta di implementarne più d’uno) è infatti necessario avere un vero e proprio computer collegato alla rete domestica sul quale installare il software necessario da caso a caso e che, sempre acceso, fornisca le funzionalità domotiche oggetto della questione.

Ma c’è un ma. Tenere acceso un computer tradizionale h24 costa molto, in termini energetici. Fermo restando che le soluzioni sopra elencate consentano l’installazione anche su computer Windows, Apple Mac o Linux, quel tipo di implementazione è da considerarsi solo a fini di sperimentazione, perché nell’uso quotidiano questo sarebbe un approccio economicamente non sostenibile.

Per implementare una domotica operativa, è necessario trovare un soluzione economicamente sostenibile, ed è qui che entrano in gioco i micro o i mini-computer.

Raspberry Pi è un micro-computer dal basso costo e dal basso assorbimento energetico (inferiore ai 10 watt/h) in grado di collegarsi alla rete e permettere l’esecuzione costante degli HUB personali sopracitati, nonché di altre decine di funzioni. Alternative ancora più valide sono rappresentate dai mini-computer Intel NUC o Mini PC, più moderne e potenti che, almeno per quanto riguarda i Mini PC, hanno un costo più o meno vicino a quello di Raspberry Pi ma sono molto, molto più prestanti in termini di potenza pura.

Percorso - Come scegliere un HUB personale