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Domotica personale: farsela da soli?

Domotica personale: farsela da soli?

La domotica degli anni ’20 presenta qualche problema – non tecnico, né di fattibilità.

In primis, in pochi sanno di cosa si parli esattamente. Per lo più si sente parlare di “casa intelligente”, di “casa del futuro”, di “elettrodomestici robotici”, ma difficilmente si coglie il punto, reale, della questione. I media non aiutano: molti articoli, anche di approfondimento, talvolta peccano di superficialità, creando in chi legge ancora più confusione. Eppure la domotica (o smart home), in Italia e nel mondo, interessa eccome: lo dicono i dati, l’attenzione con la quale i grandi produttori di elettrodomestici e accessori per la casa guardano a questo emergente mercato.
In secondo luogo, “è una cosa per ricchi“. Si tratta di un refrain diffusissimo, complici anche i prezzi al dettaglio di prodotti che per lo più abbiamo già, in casa, e che funzionano perfettamente anche senza essere domotici, che “aspetteremo di cambiarlo quando si romperà“. Infine, la diffidenza rispetto a qualcosa che non si conosce: “non me ne intendo“, pertanto non m’imbarco in un’impresa forse più grande di me, anche alla luce dei due punti precedenti.

Si perde così un’opportunità, quella di una modernità per lo più semplice e sostenibile.

La domotica non è niente di particolarmente complesso, più che altro è un tema sì strutturato e ampio, ma che si riassume davvero in pochi, semplici concetti. Basti usare un minimo di astrazione ed immaginare che qualunque dispositivo (per lo più elettrico) presente in casa smetta, di colpo, di essere “un’isola” di funzionalità e diventi, improvvisamente, dotata di un linguaggio che gli permetta di parlare e interagire con gli altri dispositivi, nonché con chi li possiede, ovvero noi.

Fino ad oggi una lampadina è stata un dispositivo in grado di fare luce. Fine. Attivo l’interruttore e lei si illumina, lo disattivo e lei si spegne. Il condizionatore, sento caldo, prendo il telecomando, lo accendo, smetto di sentire caldo. Ci sono dei però che – si premetta – non rappresentano problemi, ma che di certo rappresentano delle eccezioni.

Torno a casa carico di buste della spesa, magari col bambino in braccio. Entro in casa, e magari l’interruttore della luce non è proprio agevole da attivare al buio. Sarebbe comodo se, entrando in casa, dicessi “luci!” (o lo lasciassi dire al bimbo, il quale si divertirebbe certo più di me) e le luci si accendessero. Sarebbe comodo se, vivendo in un appartamento molto caldo, potessi istruire il condizionatore ad accendersi “quando esco da lavoro” – e con questo, non si intende programmarlo ad un certo orario. Si intende “accenderlo quando esso rileva che fisicamente ho lasciato l’ufficio”, con evidente risparmio energetico, sopratutto se i miei orari sono i più disparati. Sarebbe bello che le luci si regolassero automaticamente in intensità e temperatura della luce in base alle fasi della giornata, sarebbe bello che Alexa mi avvisasse quando la porta del frigo rimane aperta, sarebbe bello ricevere avvisi quando la qualità dell’aria di casa supera certe soglie di salubrità, sarebbe bello che il deumidificatore si accendesse a prescindere, quando l’umidità supera certe soglie critiche. Sarebbe bello.

È bello.
È forse magia nera? No, è domotica. Domotica personale, per la precisione.

Discorso quattrini. La domotica costa. Tanto. Troppo. Fine della questione. Oggi (per quanto le cose cambieranno gli anni a venire, ma oggi è così) si arriva a pagare decine di euro per una presa elettrica intelligente (ovvero controllabile). Inoltre, nessuna persona attenta alle spese domestiche spenderebbe una cifra per sostituire un elettrodomestico/dispositivo funzionante solo perché la domotica lo stuzzica. Allora è vero che è da ricchi!
No, non lo è. Non lo è perché chi vi scrive ha domotizzato le funzioni del proprio appartamento (illuminazione, riscaldamento, condizionamento, allarme, utenze elettriche, valvole di mandata di acqua e gas) con meno di 300 euro e un po’ di impegno – il che smonta anche la paura rispetto alle proprie capacità. Non lo è perché una soluzione alternativa esiste. Non lo è perché è possibile mantenere grandissima parte dei propri elettrodomestici/dispositivi e dotarli di parecchie capacità in più rispetto a quando siano stati creati e poi acquistati.

Questo piccolo articolo presenta questa community, inDomus, e risponde alla domanda iniziale: è possibile realizzare in proprio una propria smart home completa, economica, affidabile? Utilizzare quindi il paradigma DIY (do-it-yourself, fattela da solo)?

Sì.

È possibile perché esiste un mondo fatto di progetti Open Source i quali ci permettono di realizzare quanto sopra spiegato, un domotica propria e personalizzata. È possibile perché c’è chi decide di fondare una community dedicata al tema, di offrire gratuitamente un percorso di formazione utile a chi voglia avvicinarsi a questo mondo, anche solo per farsi chiarezza su cosa sia questa domotica e cosa sia possibile realizzare.

Se siete curiosi, prendetevi qualche minuto e cominciate da qui.
Benvenuti su inDomus.


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