openHAB – come spiegato nelle pagine dedicate a cosa sia un HUB personale e come sceglierne uno – è uno tra i più noti e conosciuti tra questi importanti componenti dedicati alla realizzazione di una domotica personale.
Tale strumento, gratuito, è sviluppato da una community Open Source e ha lo scopo di uniformare e armonizzare tutte le componenti della propria domotica (pre-esistenti come future), indipendentemente dal produttore e dalle tecnologie, al fine di renderle interoperabili e automatizzabili nel funzionamento. Online è disponibile una DEMO operativa per farsi un’idea di come funziona l’interfaccia (consultabile da computer, smartphone, tablet).
Per dotarsi di questo validissimo strumento è necessario avere a disposizione una rete Wi-Fi domestica e uno dei seguenti dispositivi:
- un mini-computer Mini PC/Intel NUC;
- un Raspberry Pi (modello 3B+ o superiori caldamente consigliato) e che, alternativamente:
- abbia già a bordo il sistema operativo Raspberry Pi OS (Raspbian)
- sia nuovo, non installato (SD card pulita);
- Personal computer basato su uno dei seguenti sistemi operativi:
- Microsoft Windows
- Apple macOS
- Fedora
- CentOS
- Red Hat Linux
- archlinux
- Una NAS QNAP o Sinology (o similari);
- Un dispositivo basato su sistema operativo Armbian.
Il nostro consiglio spassionato è quello di utilizzare un NUC/Mini-PC, una NAS o un Raspberry Pi. Questo perché questo tipo di dispositivi sono concepiti per consumare pochissima energia elettrica ed essere mantenuti operativi 24 ore su 24, come è previsto in ambito domotico per l’introduzione di un HUB personale (come, in questo caso, Home Assistant).
Una volta deciso l’ambiente nel quale eseguire openHAB, le nostre guide vengono in aiuto:
Per quanto riguarda Raspberry Pi, le strade sono principalmente tre:
- installare openHABian, ovvero un’installazione di openHAB “chiavi in mano”, dedicata a chi è davvero totalmente a digiuno di tecnologia (e che sopratutto non si considera in grado di imparare);
- installare openHABian su Docker, ovvero un’installazione di openHAB “chiavi in mano”, dedicata a chi è quasi totalmente a digiuno di tecnologia ma che permette di mantenere un minimo di autonomia rispetto ad altre installazioni;
- installare Raspberry Pi OS (il sistema operativo “tradizionale” per Raspberry) e poi installare openHAB (scelta che prevedere un minimo di preparazione in ambito tecnologico).
La prima strada è quella spianata. Si trasforma Raspberry Pi in un pezzo di ferro che una cosa deve fare e quella fa: eseguire openHAB. Ha il vantaggio di essere immediata, ma alla lunga potrebbe presentare tutti i problemi di un sistema chiuso – tradotto: non potrai farci altro che quello per cui è concepito openHABian, ovvero gestire la domotica.
openHABian è una distribuzione molto comoda per i poco pratici di tecnologia, sopratutto perché – oltre ad essere chiavi in mano – offre uno store interno (gratuito, tranquilli) che permette di installare componenti aggiuntive con un semplice click.
La seconda è simile: permette di installare openHABian (con la sua facilità d’uso, il suo store interno e quant’altro sia previsto in questa distribuzione) in modalità virtuale su Raspberry Pi OS (Raspbian): in sostanza si ottiene il risultato di poterlo usare, pur mantenendo la libertà di movimento offerta dal sistema operativo tradizionale di Raspberry.
La terza strada è la più complessa ma è di certo quella che se affrontata lascia maggiori residui di cultura nella testa di chi consegue l’obiettivo nonché quella che lascia più spazio di manovra negli usi paralleli (con altri software) di Raspberry Pi. È certamente la strada che consigliamo, se avete un minimo di cultura informatica.
Ciò detto: quale sia la strada che si intraprenda si può sempre tornare indietro e ricominciare, quindi non si abbia paura nel fare prove, sperimentare, testare.
Per gli altri sistemi esistono molte altre guide (esterne, in inglese).
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