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Perché IFTTT non è la soluzione ideale per la domotica personale?

Perché IFTTT non è la soluzione ideale per la domotica personale?

Do more with the services you love, così recita lo slogan di IFTTT, uno dei servizi nati negli ultimi anni e tra i più apprezzati per chi ha una visione ampia e sinergica delle possibilità offerte dalla rete, dal cloud, dai propri device personali.

Per chi non lo conoscesse, IFTTT è un servizio gratuito che permette di integrare più servizi di diversa natura al fine di definire delle azioni automatiche al presentarsi di specifiche condizioni. L’acronimo che dà il nome a tale servizio è infatti “IF This Then That“, ovvero “se accade questo, fai quest’altro”. Semplice e geniale.

IFTTT Banner

IFTTT fa appunto della semplicità il suo punto di grande forza: in sostanza il suo sito web e la sua app mobile mettono a disposizione un enorme set di servizi (perennemente in crescita) i quali possono essere utilizzati come trigger (innesco) e/o come action (azione) per le proprie attività automatiche. Non è possibile strutturare attività particolarmente complesse: la logica è sempre la stessa: “se accade questo, fai quest’altro”. Mai come con IFTTT il limite è la fantasia, basti dare un’occhiata alla pagina “Discovery” del loro sito per farsi un quadro sulle potenzialità di questo servizio.

Sempre, quando parliamo di compatibilità dei componenti domotici, l’analizziamo anche in ottica IFTTT. In breve, un componente compatibile IFTTT è in grado di essere utilizzato come ingrediente di una o più attività IFTTT. Ipotizziamo di possedere un sensore di luminosità e una lampadina di marche diverse, entrambi Wi-Fi, entrambi compatibili IFTTT: definire un’attività IFTTT che spenga la lampadina al superamento di un certo livello di luminosità della stanza (e viceversa) sarebbe un gioco da ragazzi.

Alla luce di quest’analisi senz’altro positiva, perché dunque mal giudichiamo l’adozione di IFTTT in ambito di domotica personale?
Per tutta una serie di buone ragioni.

1) Decentralizzazione

Organizzare la propria smart home basandola su IFTTT attribuisce erroneamente a questo servizio il ruolo di HUB personale, ovvero quello di elemento coordinatore delle automazioni della propria domotica. In pratica, tutte le automazioni sono definite e coordinate su e da IFTTT, il quale diventa il cuore pulsante della propria domotica.

Cuore pulsante collocato, però, al di fuori dall’organismo stesso.

Perché qualcosa che dovrebbe gestire un ambito privato come quello della domotica personale dovrebbe posizionarsi all’esterno dell’ambito stesso? IFTTT è un servizio cloud-based, pertanto qualsiasi automazione prevede un transito di informazioni in entrata e in uscita dal proprio ambito domestico, aspetto cruciale che introduce i punti che seguono.

2) Sicurezza

Qualsiasi servizio Internet, per quanto sicuro – siamo certi dell’impegno profuso da IFTTT per rendere sicuri i propri servizi – vive sempre sotto la potenziale minaccia di malintenzionati. Al di là della sicurezza del servizio stesso (che diamo per assodata), quello ad essere in pericolo potrebbe essere il nostro account: password deboli e informazioni condivise con più persone (magari familiari) potrebbero fornire accesso ai nostri automatismi configurati presso IFTTT a terzi consegnando, in certa misura, alcune se non tutte le funzioni della nostra domotica a persone non autorizzate. Trarne le conclusioni è semplice.

3) Affidabilità

Ognuna delle automazioni IFTTT dedicate alla propria domotica prevede solitamente un dialogo di rete tra più soggetti: tra i componenti domotici presenti in casa e il loro cloud di riferimento (quello del produttore), il quale parla con IFTTT, il quale parla con il cloud del produttore del componente target, il quale parla con componente stesso… insomma un discreto traffico. Leggero, ben inteso, ma pur sempre traffico.

E se uno dei soggetti avesse un problema di comunicazione, in primis – banalmente – il router di casa? Qualsiasi automazione smetterebbe, immediatamente, di funzionare.

Certo: quest’analisi è valida anche in caso di adozione di HUB personali, certo, ma in questo caso il problema è radicalmente attenuato dalla possibilità di utilizzare tecniche diverse. Questo tema è approfondito in questo articolo ad hoc.

4) Limitazioni

Ciò che si può o non si può fare con IFTTT è vincolato dagli ingredienti che vengono messi a disposizione del servizio stesso (i quali sono spesso figli degli ingredienti messi dai produttori che offrono compatibilità verso il servizio). Con IFTTT si può fare molto, ma il margine di manovra offerto dagli HUB personali non è nemmeno lontanamente paragonabile. È sufficiente persino un’esperienza anche minima su un HUB come Home Assistant per rendersene facilmente conto.

Gli HUB permettono di astrarre ogni risorsa come fosse un mattoncino LEGO, consentendo all’utente di arrivare a livelli di automatismo e di perfezionamento davvero molto alti.

5) Costo

Da settembre 2020 IFTTT, per terminate funzioni, è (anche) a pagamento. La versione gratuita, infatti, permette un massimo di tre applet.

In conclusione

IFTTT è e rimane un servizio di valore, estremamente comodo per automatizzare azioni spesso ripetitive, o comunque in grado di renderci la vita più semplice – in ambito IT sul lavoro come nelle questioni personali. In domotica? Certo, funziona, si riescono a realizzare anceh cose interessanti, ma a nostro giudizio la domotica personale è tutt’altra cosa. IFTTT permette di realizzare alcune automazioni (coi problemi di cui sopra), un HUB personale permette di gestire – sul serio – la propria domotica.

Ma se uso IFTTT e mi trovo bene? Buon per te. Ma forse, e azzardiamo forse, non sei del tutto consapevole delle reali potenzialità che la domotica moderna ti offre. Se hai tempo, ti consigliamo di prenderti venti minuti per leggere il nostro percorso formativo.

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