Ciò che erroneamente si è portati a pensare, sopratutto quando non si padroneggiano le nozioni di base della domotica, è che sia necessario, partendo da zero, pianificare nel dettaglio cosa si voglia implementare e, sopratutto, acquistare tutto il necessario in un’unica soluzione.
Si tratta, in effetti, di una cantonata.
La domotica personale è, metaforicamente, come il fustino di cartone del Dixan degli anni ’80 pieno di mattoncini LEGO che usavamo da bambini. Svuotandolo sul pavimento e cominciando ad assemblare qualcosa, difficilmente si poteva aver da subito un quadro completo delle possibilità perché, di fatto, esse erano e sono virtualmente infinite. Vestire la propria casa di funzioni domotiche ha, analogamente, un ventaglio di possibilità se non infinite, ampissime, tali da non essere – specialmente quando inesperti – chiarissime sin da subito.
Due cose sono essenziali: avere una cultura di base (ovvero conoscere gli elementi distintivi della domotica personale) e, come suggerisce il titolo di questo FOCUS, procedere per gradi. Questo permette di prendere dimestichezza con queste tecnologie e, altro aspetto non secondario, assemblare i propri mattoncini progressivamente, consentendo di diluire l’investimento economico (comunque mediamente limitato) nel tempo.
In primis, ciò che consigliamo sempre a tutti coloro che si affacciano a questo affascinante mondo – a parte la lettura e la comprensione del nostro mini corso gratuito – è di provvedere a installare il proprio HUB personale. Gli HUB, come spiegato anche nel corso di cui sopra, sono degli “accentratori” di funzioni che permettono, sotto moltissimi e cruciali aspetti, di astrarre i propri componenti domotici (luci, sensori, termostati eccetera) dalla loro tecnologia e/o dal loro produttore, facendo sì che tutti possano interagire tra loro.
L’HUB è come le fondamenta di un edificio: più solide e ben pensate saranno sin dall’inizio, più in alto e solidamente si staglierà il palazzo; una smart home basata su HUB prevede più impegno all’inizio, ma fornisce – e questo è un fatto – risultati imparagonabili sulla distanza.

Per implementare un HUB (ma su questo rimandiamo, ancora una volta, al corso) è sufficiente un economico micro/min-computer come Raspberry Pi o Mini PC, un’unità che permette di dotarsi – nonostante sia piuttosto elementare ed economica – del potentissimo strumento che è l’HUB personale. Chi invece avesse paura di afferrare il toro per le corna (Raspberry Pi prevede, anche se in modo davvero elementare, un minimo di manualità), esistono soluzioni diverse, ovvero degli HUB personali hardware chiavi-in-mano, come per esempio Homey.
Una volta implementato l’HUB, se non è discesa poco ci manca. Solitamente si parte dalla più classica delle declinazioni della domotica personale, ovvero la sensoristica: ci si comincia a guardare attorno, in casa; si comincia a pensare quali metriche cominciare a raccogliere, solitamente la temperatura e l’umidità delle stanze, tutte metriche utili, successivamente, per la definizione di automatismi legati agli attuatori che si andranno a implementare (eg. domotica, avvisami se la stanza del bambino supera una certa umidità). Nella scelta di cosa utilizzare, la nostra sezione componenti può senz’altro tornare utile.
Poi si passa – ed è un classico, alle luci: cosa posso domotizzare? E come? Parto dalla semplice domotizzazione di una abat-jour, o mi spingo a cambiare gli interruttori murali con modelli intelligenti? Mi limito a sostituire le lampadine, o chiamo l’elettricista e valuto con lui se e come mettere nelle cassette dei componenti più completi? E così via.
Poi certo, gli attuatori: chiudere l’acqua e il gas automaticamente quando usciamo di casa è una bella idea, ma magari, col tempo, mi verranno nuove idee, quindi mi muovo lentamente. Anche perché, magari, ho già qualcosa da domotizzare, degli impianti pre-esistenti che non voglio sostituire, per esempio dei climatizzatori, e forse molto altro ancora.
Insomma: un passo alla volta.
La domotica personale, ricordiamo, sa rappresentare una grande fonte di risparmio, pertanto l’idea di adottarla è certamente sempre sana, così come lo è il diluire la spesa di implementazione facendo, come vi suggeriamo, le cose un po’ per volta.
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