Negli ultimi due anni la domotica personale ha preso sempre più piede continuando a farlo tutt’ora – lasciando pensare che continuerà, in futuro, a farlo per un bel pezzo. Questo ha fatto sì che, tra le tantissime novità, una di quelle più lampanti è stata la creazione, da parte della comunità Open Source internazionale, di diversi firmware alternativi concepiti per lo più per “liberare” alcuni componenti domotici dalle limitazioni imposte dai produttori, per gestire veri e propri componenti ex-novo (realizzati in proprio) o altro.
Il primo caso può essere raccontato semplicemente facendo riferimento alla montagna di componenti basati su chip ESP8266: forse i più noti sono quelli della linea ITEAD “Sonoff Smart Home”, oppure quelli della linea Shelly “Home Automation Systems” e, con loro, altre centinaia di altre declinazioni.
Il firmware ancora oggi “Re” adottato su questo tipo di componenti è, senza dubbio, Tasmota. Si tratta di un firmware stra-collaudato, affidabilissimo e particolarmente flessibile, il che consente gli usi più disparati coi più disparati dispositivi. Ultimamente, anche un altro firmware si è presentato sullo scenario internazionale raccogliendo grandissimo successo: ESPHome, il quale noi stessi abbiamo preso a seguire e approfondire le funzionalità. Citati doverosamente questi due progetti di punta, le alternative sono letteralmente decine, se non centinaia. A logica, moltissimi sarebbero i progetti da seguire; alcuni, marginalmente, sono stati di quanto in quando citati da noi e da altri, come per esempio Home Accessory Architect (aka Ravenocore 2), un firmware per rendere compatibile Apple HomeKit un componente ESP8266, o ESPUrna, a grandi linee un omologo di Tasmota. Come loro, molti altri.
Stesso discorso dicasi per firmware/progetti concepiti per gestire componenti di altro tipo (talvolta realizzate da sé).
Si pensi, per esempio, allo scenario ZigBee. Noi ci siamo spesi per descrivere diverse soluzioni per adottare tale diffusissimo standard: in primis deCONZ, una soluzione “chiavi in mano” che consente, previo l’acquisto dell’antenna necessaria (come dongle USB o modulo per Raspberry) di integrare tale standard sui propri HUB personali; grande alternativa quella offerta dalla soluzione ZigBee2MQTT, la quale sempre tramite un’antenna e relativo firmware (diverse le accoppiate possibili) – per l’appunto Open Source – consente di ottenere il risultato. Ma di soluzioni e firmware per diversi ambienti e diverse antenne cominciano ad essercene decine. Allora perché non scrivere guide e realizzare progetti anche in merito a questi?
Semplice: perché ci siamo dati un ruolo.
IL RUOLO DI INDOMUS
Il nostro ruolo – che poi ci venga riconosciuto o meno è un altro paio di maniche – è esplicitamente quello di mettere in mano a chiunque i benefici di una domotica personale funzionale, il più possibile semplice da usare e sopratutto robusta.
Purtroppo, da tecnici quali alla fine siamo, l’istinto è quello di farsi prendere dall’entusiasmo all’apparizione di ogni nuovo progetto degno di interesse. Quello che però ci siamo imposti è di farsi, prima di fungere da cassa di risonanza scrivendone, le giuste domande. Prendiamo il caso di ZigBee. Ultimamente abbiamo visto la nascita di progetti (anche non Open Source) piuttosto interessanti: introducono nuove funzioni, nuovi approcci e benefici. Apparentemente sembrerebbero dei cavalli sui quali puntare. Vale la pena farlo immediatamente? No.
Affinché valga la pena parlarne un progetto, dal nostro punto di vista, deve necessariamente giungere a una certa maturazione e deve garantire una serie di requisiti fondamentali. In primis, quando possibile, che sia Open Source: questo garantisce una maggiore sicurezza (su tanti piani), anche rispetto che nel caso i creatori “si stanchino” di evolverlo, ci sia chi prenda il loro posto. Oltre a un ovvio valore e qualità complessiva, deve inoltre garantire un ampio respiro. Sempre tornando a ZigBee, un progetto che sì, garantisca nuove funzionalità (ipotizziamo l’adozione di un’antenna particolarmente potente) ma che poi non garantisca un ampio parco di componenti compatibili con esso (o che comunque non venga aggiornato man mano) è di basso interesse. La funzionalità è nulla, se poi l’utente medio si imbatte in grossi problemi di altra natura, come appunto la compatibilità dei propri componenti o altro.
Viceversa, ecco perché per esempio abbiamo descritto in toni particolarmente entusiastici il sopracitato progetto ESPHome: proprio per la sua natura modulare, per la sua vocazione Open Source, per il grande apprezzamento della community internazionale, è certamente un progetto che ci sentiamo di caldeggiare e approfondire su inDomus. Cosa che facciamo e faremo.
Concludendo
Ecco il perché siamo sempre piuttosto cauti nel seguire determinati temi e a correre dietro, frettolosamente, a nuove “mode” o a nuovi progetti. Non perché non siano apparentemente interessanti, ma perché ci poniamo nei vostri panni cercando di immaginare gli scenari futuri. Questo ovviamente vale per tutti i temi che trattiamo in questa community, ma sul tema firmware/progetti ad essi collegati la cosa si fa ancora più importante. Preferiamo un pubblico più soddisfatto di ciò che realizza – nel tempo – piuttosto che realizzare articoli tanto per pubblicare qualcosa. Non lo abbiamo mai fatto e cercheremo di continuare così.
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