Produttore: QNAP Categoria: Dispositivo Tipologia: NAS (Network Attached Storage) multimediale Tecnologie: varie Difficoltà d’installazione: Bassa Semplicità d’uso: Media |
Disponibilità: Certified Partners Italia / Amazon |
Revisione recensione: 1.0 |
NAS DI LIVELLO
Quelle che un tempo venivano semplicemente definite NAS (Network Attached Storage, ovvero “hard-disk collegati direttamente alla rete”) si sono evolute, negli ultimi anni, in qualcosa di decisamente più completo e strutturato. Di base concepite per fungere da ripostiglio digitale nel quale conservare contenuti di diversa natura, oggi sono veri e proprio micro computer i quali, oltre a offrire le ovvie funzionalità di gestione storage, diventano dei veri e propri dispositivi multi-ruolo.
In questa occasione abbiamo testato e recensito per voi un modello interessante del noto brand taiwanese Q-NAP, il NAS modello TS-251D, un’unità in grado di accogliere fino a due dischi SATA, riprodurre contenuti audiovisivi 4K, utilizzare un’interfaccia PCIe per la propria espansione (vedremo come) e molto altro.
Caratteristiche fisiche
Q-NAP TS-251D è un’unità di dimensioni ridotte (168x105x226 mm) adatta sia all’uso domestico che professionale. Dotata di due baie per l’accoglimento di dischi SATA rimovibili a caldo (non inclusi, da 3,5”o 2,5”, rotativi o SSD) con una velocità massima di 6Gb/s, basata su processore Intel Celeron J4025/J4005 dual-core a 2,0 GHz, una scheda grafica Intel HD Graphics 600 e una disponibilità di memoria RAM DDR4 SODIMM da 2GB o 4GB (rispettivamente i modelli TS-251D-2G o TS-251D-4G) espandibile fino a 8GB (entrambi i modelli presentano una doppia baia DDR4 per l’espansione).
Completano il quadro le porte di interfacciamento ed espansione: 3 porte USB 2.0, 2 porte USB 3.2 (Gen1), una porta HDMI 2.0 (con supporto fino a 4K a 60fps), una porta Ethernet Gigabit RJ45 e uno slot PCIe Gen 2 x4. Quest’ultimo è forse uno dei tratti caratteristici e caratterizzanti di questa soluzione NAS: la sua presenza consente per esempio di adottare una porta 5 o 10 Gigabit aggiuntiva, oppure un disco di tipo SSD QM2 per un caching dalle altissime prestazioni nell’accesso ai dati caldi.
N.b. La citata porta HDMI permette di collegare il NAS a qualsiasi monitor/TV per poter gestire il tutto direttamente dalla sua interfaccia grafica nativa (che vedremo in seguito), la quale mette a disposizione diverse funzionalità tra cui l’utilizzo come Media Center o piuttosto l’uso come un vero computer desktop, sfruttando eventuali macchine virtuali su di esso installate (Linux, Windows eccetera). In tal caso basterà collegare un mouse e una tastiera e lavorare esattamente come a un computer tradizionale. |
Sul frontale una placca nasconde le due baie per l’inserimento di massimo due dischi di tipologie sopra elencati; sul lato destro è presente il tasto di accensione, un tasto per la copia istantanea dalla porta USB 3.0 presente sempre sul frontale e quattro LED di stato.
Alimentata tramite trasformatore esterno a 12 volt in grado di erogare al massimo 65W (nelle condizioni di teorico massimo impegno della CPU e in presenza di dischi tradizionali rotativi). A riposo, con i dischi in sospensione automatica, l’assorbimento à di circa 8 watt, mentre il consumo medio operativo è stimato intorno ai 15-20 watt.
Installazione
I dischi (come detto, non inclusi: noi abbiamo utilizzato per i test dei Western Digital Red da 2TB) si inseriscono rimuovendo la placca protettiva sul frontale per poi inserirli nelle slitte presenti. Un’operazione estremamente semplice.
I dischi possono essere installati a caldo o a freddo sia a coppie (identici o meno) che singolarmente. In caso di due dischi, come vedremo l’unità permette diverse modalità d’uso e configurazione. La configurazione termina, ovviamente, con il collegamento del cavo di rete ethernet (da collegarsi al router domestico o comunque a un un punto di acceso della rete sulla quale attestate il NAS) e l’ovvia alimentazione.
Prima accensione
Dopo aver acceso il NAS e atteso qualche minuto (l’accensione non è proprio fulminea, anzi), grazie al tool di ricerca di rete QNAP QFinder (oppure consultando le assegnazioni degli indirizzi del router/DHCP) sarà possibile collegarsi ad esso tramite interfaccia web.
Ottenuto l’accesso grazie alla definizione di una prima password d’accesso, ci si trova al cospetto di una strutturata interfaccia che sostanzialmente consente di:
- configurare tutti gli aspetti del NAS;
- gestire le applicazioni in esecuzione nel suo ambiente operativo (multimedia, backup, gestione archivi eccetera);
- gestire le eventuali macchine virtuali su di esso installate;
- gestire gli eventuali container Docker e/o LXC su di esso istanziati.
CONFIGURAZIONE DISCHI (POOL)
La prima, fondamentale procedura è quella di configurare il pool di archiviazione, ovvero indicare al Q-NAP TS-251D come utilizzare il disco/i. Innanzitutto, in presenza di più dischi, il NAS domanda se sia necessario attivare “Qtier”, una modalità che consente, in presenza di dischi misti (HDD e SDD), di lasciare al NAS la gestione dinamica del collocamento dei dati (i dati caldi sul più veloce SDD, quelli freddi sull’HDD). La procedura guidata però consiglia l’utilizzo solo in presenza di almeno 4GB di RAM.
Nella schermata successiva viene richiesto di scegliere il tipo di configurazione da adottare.
Come detto, nel nostro caso abbiamo utilizzato due dischi interni da 2TB, pertanto viene ovviamente concessa la scelta tra varie modalità RAID: JBOD, RAID0, RAID1. Ovviamente, configurazioni più complesse (fino a RAID10) non sono disponibili in quanto il supporto hardware, su questo modello NAS, è limitato a due dischi.
Successivamente viene chiesto all’utente oltre quale percentuale di allocazione spazio si vuole esser eventualmente allertati; infine, il software ricapitola la configurazione attuata:
CONFIGURAZIONE VOLUMI
Con i dischi configurati è necessario successivamente definire i volumi, ovvero dove i propri dati andranno a essere collocati. Vengono messe a disposizione tre scelte per la creazione dei volumi: statico, thick e thin. A seconda delle proprie esigenze ed in base alla tipologia di storage pool creato sarà possibile effettuare la propria scelta. Noi abbiamo scelto di seguire le indicazioni suggerite dal configuratore e di selezionare un volume di tipo thick. Maggiori informazioni sul tipo di scelta possono essere trovate qui.
Noi, come detto, per i nostri test abbiamo deciso di creare due volumi di tipo thick. Uno da 100 GB e l’altro da 2TB.
Una volta creato per lo meno un volume, il NAS provvederà a scaricare da Internet, in modo del tutto automatico, alcune app di base tra le quali ad esempio “Multimedia Console” e “Malware Remover”. Il primo volume creato viene anche usato come volume di sistema: è proprio qui che il software automaticamente scaricato viene posizionato.
Funzionalità
QNAP TS-251D è una soluzione piuttosto articolata, quindi abbiamo deciso di analizzare singolarmente le funzioni più importanti.
Archiviazione e snapshot
In questa sezione il NAS offre la possibilità di gestire gli snapshot (backup completi di specifici pool presenti a sistema) avendo la possibilità di crearli sia manualmente che automaticamente tramite pianificazione: tali backup possono essere effettuati localmente (su altri pool) così come remotamente, tramite “Snapshop replica“, su altri NAS QNAP.
In presenza di uno o più dischi SSD, è possibile migliorare le prestazioni di accesso ai file le abilitando la cache su SSD. Interessante poi la funzionalità “HybridMount” che consente di montare localmente dei drive di host remoti o addirittura dei drive remoti basati su servizi cloud come Box, Dropbox, OneDrive, Google Drive, e altri.
A questa si aggiunge anche iSCSI (Internet Small Computer System Interface), standard di rete per storage (Internet Protocol) basato su IP per il collegamento di strutture di archiviazione di dati. Attraverso l’esecuzione dei comandi SCSI sulle reti IP, iSCSI è usato per semplificare l’archiviazione e il recupero di dati indipendenti dalla posizione su LAN (Local Area Network) e WAN (Wide Area Network).
Altra funzionalità che viene messa a disposizione è la “VJBOD” (Virtual-JBOD) che, a differenza di JBOD, permette di “estendere” la capacità di storage inutilizzato di un NAS QNAP utilizzando quello di un altro NAS. Alla VJBOD si affianca il servizio VJBOD Cloud, un servizio a pagamento messo a disposizione da QNAP in versioni Basic, Standard e Professional, il quale consente di sfruttare vari servizi cloud come Google Cloud Storage, Azure, Amazon S3, etc per effettuare i nostri backup, fornendo la possibilità di connettere fino ad un massimo di 9 storage remoti.
Gestione utenza
Com’è normale che sia, il NAS offre una sezione dedicata alla definizione degli utenti, il quali possono ottenere diversi diritti in base alle esigenze: l’accesso a determinati volumi e/o cartelle, il vincolo di spazio allocabile e altre caratteristiche tipiche. Viene messa anche a disposizione la possibilità di interfacciarsi con un LDAP o Active Directory (funzione molto utile laddove si decidesse di adottare il NAS in una piccola azienda).
Rete e switch virtuale
Bel strutturata la sezione di configurazione dedicata al networking: tramite questa interfaccia avremo la possibilità di gestire le impostazioni di rete base degli adapter fisici, ma anche avviare un server DHCP o definire delle rotte statiche. Sarà anche possibile creare degli switch virtuali da poter utilizzare per interconnettere tra loro le varie VM e/o container che andremo eventualmente a creare e di cui parleremo a breve.
myQNAPcloud
Comode poi le funzionalità offerte gratuitamente da QNAP per la gestione remota del proprio NAS. Con myQNAPcloud potremo sfruttare un servizio DDNS (Dynamic-DNS) messo a disposizione dalla stessa QNAP (dominio di terzo livello su “myqnappcloud.com”) per accedere all’interfaccia del QNAP tramite l’app mobile, alla libreria multimediale o ad un qualsiasi altro servizio che avremo deciso di esporre. Comoda la possibilità di esporre in HTTPS con il rilascio automatico dei certificati.
Monitor Risorse e Qboost
Apprezzabile poi la presenza di un centro di controllo per il monitoraggio – puntuale – delle risorse.
Da segnalare la presenza di default dell’app “QBoost” alla quale si potrà accedere cliccando sul robot in basso a sinistra, aprendo così una sorta di popup contenente lo stato complessivo e istantaneo del sistema, consentendoci al volo di liberare RAM o cancellare file non più utilizzati e/o indesiderati.
APP CENTER
Come lascia intendere, APP Center è uno store online di applicazioni installabili ed eseguibili nell’ambito delle NAS QNAP. Si tratta di un catalogo di oltre 100 applicazioni, alcune delle quali, come spiegato in precedenza, automaticamente installate all’atto della prima configurazione del NAS.
Ovviamente tutte queste applicazioni consentono i più disparati usi del NAS, ovviamente nell’ambito della gestione storage/multimediale nonché dei servizi di altra natura (social, intrattenimento e altro). L’elenco completo è disponibile alla consultazione a questo indirizzo.
N.b. Per i più smanettoni: è bene sapere che il NAS consente anche l’installazione di repository di terze parti, il che consente di installare anche applicazioni non firmate da QNAP (ovviamente a proprio rischio e pericolo). |
HybridDesk Station
Come spiegato in precedenza, il NAS può essere collegato a una TV per utilizzarla a mo’ di monitor – sia per la riproduzione multimediale sia per l’uso simil-desktop computer. Questa funzionalità è gestita tramite HybridDesk Station, un’app che consente appunto di configurare le caratteristiche in questo senso. Nel momento in cui ad andremo ad abilitare questa funzionalità viene domandato cosa installare assieme ad HybridDesk Station anche altre app tra le quali un Internet Browser (per esempio Chrome), dei player multimediali, Libreoffice, la stessa interfaccia QTS, Skype, Spotify e molto altro. Sarà possibile ovviamente personalizzare la risoluzione e l’accesso remoto tramite VNC (ci viene messo a disposizione anche un link per aprire la connessione direttamente via browser).
Pannello di controllo
Dal pannello di controllo sarà possibile accedere ad altre impostazioni sia di carattere d’interfaccia che funzionale.
A livello di sicurezza abbiamo davvero tutto ciò che ci si aspetti. Per esempio è presente la possibilità di impostare le policy da utilizzare per le password degli utenti e/o configurare un vero e proprio firewall così come siamo abituati a farlo sui nostri router. Per chi non conoscesse già fail2ban, possiamo addirittura scegliere direttamente da interfaccia grafica come gestire i tentativi di accesso falliti bloccando l’ip in caso di necessità.
Sotto la voce di menu “Hardware” è possibile scegliere quando attivare il cicalino per gli avvisi audio (start, stop, errori di sistema, soglia spazio disco libero superata, etc), accensione e luminosità dei LED, comportamento della ventola integrata e controllo automatico o manuale in base alla temperatura rilevata.
Questo NAS supporta tra le altre cose la funzionalità di WOL (Wake On LAN). Questo significa che, nel caso in cui fosse spento, potremmo accenderlo da remoto inviando un magic packet specifico. Questo è possibile farlo in diversi modi: direttamente tramite l’applicazione Qfinder Pro come tramite un comando da un server remoto, o addirittura direttamente dalla GUI del nostro modem (per esempio con un AVM FRITZ!Box).
A tal proposito abbiamo testato un’interessante funzionalità. Abbiamo infatti collegato la presa elettrica del NAS ad un UPS della APC e collegato quest’ultimo al NAS via USB. L’UPS è stato immediatamente riconosciuto ed infatti è risultato disponibile sotto la voce di menu “Dispositivi Esterni”. Abbiamo poi interrotto l’erogazione di corrente: il NAS ha subito rilevato il funzionamento a batteria ed ha automaticamente schedulato uno pianificato automatico dopo 5 minuti. Abbiamo ripristinato la corrente dopo un paio di minuti ed il NAS ha rilevato che l’UPS non stesse più funzionando più a batteria ed ha automaticamente disattivato lo spegnimento automatico.
A tal proposito, a prescindere dalla gestione tramite UPS, il NAS sarà in grado di “capire” quando verrà ripristinata l’alimentazione e sarà possibile scegliere cosa fare in quel caso. In questo modo non dovremo preoccuparci di fare in modo di inviare un magic packet per il WOL: perché il NAS si riaccenderà da solo.
One Touch Copy
One Touch Copy serve sostanzialmente per riversare in modo automatico i contenuti di un drive collegato sul frontale dell’unità (porta USB 3.0) all’interno del NAS con la sola pressione di un tasto apposito, sempre sul frontale dell’unità.
L’applicazione consente di definire a priori il target di copia, le modalità di trasferimento e molte altri dettagli.
Multimedia
Analizziamo ora il NAS quale server multimediale.
Prima di testare applicazioni terze parti, abbiamo provato l’app di punta di QNAP “Video Station” per l’intrattenimento multimediale. Innanzitutto è da sottolineare come non sia possibile impostare come sorgenti multimediali eventali directory su supporti esterni; è quindi necessario copiare i contenuti sui dischi interni. E’ possibile impostare le proprie librerie in base alla tipologia nonché le sorgenti per il recupero dei metadati. Inoltre, è possibile scaricare degli addon specifici per permettere il recupero dati dal servizio TheTVDB (dove troveremo disponibile anche la lingua italiana). E’ possibile anche scaricare sottotitoli automaticamente impostando la o le lingue preferite, una comodità non da poco. Al termine dell’indicizzazione dei file delle librerie saranno scaricate anche le locandine, laddove disponibili.
Al termine sarà possibile riprodurre i file multimediali direttamente aprendo i file dall’interfaccia web ma – soprattutto con file che necessitano transcodifica – questa non è di certo la migliore delle opzioni. Possiamo quindi sfruttare la funzionalità di “trasmissione” che ci permetterà di inviare il contenuto video ad un qualsiasi device (TV, monitor ecc.) presente sulla stessa rete, purché supporti il protocollo DLNA.
Nota negativa, purtroppo, sulla transcodifica hardware. Su “Video Station” per utilizzarla è infatti necessario installare Cayin MediaSign Player, software il quale consente sì la trascodifica in formato HVEC x.265, ma solo a fronte dell’acquisto di una licenza “plus”.
Ovviamente “Video Station” è solo una delle possibilità: tramite APP Center, va da sé, è possibile installare tutte le più note applicazioni di gestione multimediale, a partire da Plex Media Server, KODI e così via.
Virtualizzazione
Importantissima la sezione relativa alla virtualizzazione. Q-NAP TS-251D offre infatti un duplice motore: “Container Station“, per l’esecuzione di container Docker/LXC e “Virtualization Station” per la creazione di vere macchine virtuali sulle quali installare i sistemi operativi più classici in ambiente x86.
Ricordando a chi legge l’architettura del NAS basata sul Intel Celeron J4025/J4005, è facile intuire quanto queste due declinazioni della virtualizzazione offrano ampissimi margini di utilizzo (l’architettura x86 è ovviamente la più diffusa e, con lei, la disponibilità di container e di sistemi operativi adottabili per le macchine virtuali).
Container Station (Docker)
I container istanziabili sono di tipo Docker e LXC. Si tratta ovviamente di un’opzione estremamente gradita: basti pensare alle tante implementazioni da noi stesse sperimentate.
Le immagini di tali container possono essere scaricate, tramite interfaccia, da Docker HUB e AI Platform; inoltre, QNAP mette a disposizione un repository dedicato (“QIoTcon“) contenente le immagini di alcune applicazioni dedicate all’IoT. Supportato, inoltre, Docker Compose (evviva).
Ovviamente abbiamo testato Home Assistant come container Docker: liscio come l’olio, veloce quanto basta.
Virtualization Station
Con questa declinazione potremo, invece che istanziare dei container, creare delle vere e proprie macchine virtuali, così come siamo abituati a crearle con VMWare, VirtualBox, Parallels, eccetera. Ovviamente tali macchine virtuali utilizzano lo spazio disco presente sul NAS nonché la sua memoria RAM: va da sé che tale memoria debba essere appropriata, in termini di quantità di spazio libero, rispetto alla macchina virtuale che si vuol avviare.
Per quanto riguarda la rete, le macchine virtuali possono essere attestate sulle reti virtuali definite precedentemente in configurazione del NAS.
Esperienza d’uso
QNAP TS-251D non è un modello di altissimo profilo ma cerca di comportarsi come tale. Specie usando il modello con 4GB di RAM (comunque estendibili a 8), le possibilità con questo NAS sono davvero molte, confermando come ormai questi componenti non siano più solo da considerarsi degli “storage in rete” ma siano, a tutti gli effetti, dei veri computer.
Quel che ci è piaciuto – ma su questo non avevamo dubbi – è l’ottima qualità costruttiva del prodotto, che trasmette una certa affidabilità e robustezza. Ottima l’architettura basata su x86, una garanzia specialmente durante l’utilizzo in ambito virtualizzazione; ampia la gamma di usi possibili, anche paralleli, che la possibilità di installare applicazioni (anche terze) garantisce.
Non sono tutte rose e fiori: fastidiosa, certamente, la lentezza in avvio (anche senza grossi carichi di esecuzione) e l’assenza di un trasconding H.x265 se non tramite pagamento di una licenza. Peccato poi l’assenza di un bundle che preveda l’acquisto del NAS già dotato di dischi, cosa che sicuramente permetterebbe all’utenza di risparmiare qualcosa.
Ottima comunque la gestione della virtualizzazione, specie con “Container Station“: tutti gli applicativi che chi segue inDomus tipicamente installa (dal proprio HUB personale ai vari broker MQTT, BRIDGE/Gatewaye eccetera) vengono eseguiti senza problemi, il che consente a QNAP TS-251D di diventare, oltre a un NAS, otre a un riproduttore multimediale, anche una stazione domotica (o di altro genere) a tutti gli effetti. Molto interessante la presenza dell’interfaccia PCIe, la quale rende l’unità espandibile sotto diversi aspetti (network e caching ad alte prestazioni).
Un po’ troppo rumorosa la ventola in certe condizioni di sforzo. Si tratta comunque di un elemento volendo sostituibile.
Considerazioni finali
Valutazione complessiva:
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QNAP TS-251D è una soluzione NAS di livello, estremamente completa e di valore. L’uso è certamente indicato sia in casa, come storage di rete ma anche come riproduttore multimediale, sia in ufficio, come archivio digitale sia caldo che freddo.
Certamente ci sentiamo di consigliare il modello con 4GB di RAM, specie per chi decide di adottare macchine virtuali e container: 2GB potrebbero rivelarsi davvero pochi, sopratutto se si considera che parte della RAM comunque viene allocata di default dal sistema operativo del NAS stesso. In una parola, si tratta di un NAS molto versatile, sufficientemente potente per realizzare davvero di tutto, un all-in-one che salva spazio e denaro.
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